Pubblichiamo la lettera arrivataci da un’educatrice milanese che descrive con molta chiarezza, la situazione generale, ad ogni inizio d’anno, dei Servizi di Integrazione Scolastica gestiti, con delega alle cooperative, dal Comune di Milano. Una situazione di tagli che sempre più fa male sia ai minori in difficoltà e alle loro famiglie, sia agli educatori che lavorano quotidianamente con loro per sostenerli nel diritto allo studio e alla socialità. Quanti potrebbero essere i firmatari di questa lettera? Quanti vivono le stesse condizioni lavorative?
Noi ci uniamo al grido della nostra collega, continuiamo a sostenere tutti i colleghi e le colleghe del milanese che cercano un sostegno per contrastare le ingiustizie all’interno dei Servizi in cui lavorano, continuiamo a promuovere l’incontro e l’organizzazione dei lavoratori e lavoratrici del sociale per costruire vertenze in difesa dei diritti dei lavoratori e degli utenti con cui lavorano.
Rete Operatori Operatrici Sociali Milano
Milano, ottobre 2017
Questa è una lettera aperta rivolta a tutti coloro che hanno a cuore la vita delle persone più fragili che abitano la nostra città: i minori diversamente abili o in situazioni di disagio sociale ed economico. La diminuzione delle risorse stanziate per la loro integrazione nell’ambito della scuola da parte del Comune di Milano è sempre più preoccupante. A scuola ogni bambino trascorre un tempo importante della propria vita. Dovrebbe essere accolto e favorito nel processo di socializzazione oltre che di apprendimento.
In questi anni nelle scuole della nostra città assistiamo invece alla penalizzazione di studenti in situazione di difficoltà e delle persone che con loro lavorano.
Sono una donna di 30 anni e faccio l’educatrice da tempo, nelle scuole, dedicandomi proprio a questi minori. Anche quest’anno dopo i 3 mesi estivi di disoccupazione, a causa della precarietà cronica del mia categoria, sono tornata nello stesso istituto dove lavoro da 7 anni. Come ogni volta ho firmato nuovamente il contratto ma, anziché le 30 ore degli anni precedenti, me ne hanno accordate solo 20. Ho fatto due conti. 20 ore per 7 € e qualcosina.. dovrei arrivare a 600 € al mese.
Tra affitto e spese non ce la farò, anche se vivo in condivisione con altre 4 persone. Mi ha preso lo sconforto, mi consolava solo pensare che avrei avuto un numero inferiore di bambini da seguire, con la possibilità di concentrarmi su pochi. Una magra consolazione che è svanita quando mi hanno comunicato le assegnazioni.
Il numero di ore per ognuno è stato drasticamente ridotto, tanto da impedire ad alcuni alunni di frequentare la scuola a tempo pieno. Chiedo spiegazioni ai miei responsabili. Ricevo rassicurazioni imbarazzate, forse le ore verranno incrementate, ci sono da aspettare i tempi burocratici del Comune, forse fra qualche mese ci sarà un aumento. Quindi forse chissà quando mi aumenteranno anche le ore del contratto? Forse. Intanto si lavora con 2, 3 o 4 ore settimanali a bambino. Avere un contratto a 20 ore significa seguire dai 7 ai 10 bambini. Come farò? Mi ritrovo con uno stipendio ridotto e un carico di lavoro aumentato, un lavoro di cui svanisce il senso stesso. Come costruire una relazione educativa trascorrendo con ognuno 2, 3 o massimo 4 ore a settimana? Parliamo di un servizio rivolto ad alunni e alunne in situazioni critiche. Come potrò assumermi la mia responsabilità professionale e garantirgli il supporto di cui hanno bisogno?
Intanto, ad oggi, molti bambini e bambine per mancanza di copertura sono costretti a frequentare la scuola con un orario ridotto. Questi minori sono in primis degli studenti e noi, insieme agli insegnanti di classe e di sostegno, collaboriamo per garantire loro il diritto allo studio, un diritto costituzionale non garantito dall’alto. Ci sentiamo un po’ come Don Chisciotte, tanto lavoro per nulla! Ho sempre lavorato nel sociale, ho una laurea magistrale, faccio l’educatrice nelle scuole. Il mio datore di lavoro è una cooperativa sociale che mi fa contratti da settembre a giugno. Sono stanca di assistere alla violazione dei diritti fondamentali, ai tagli alla spesa sociale che si traducono in bassa qualità dei servizi, con alunni abbandonati a loro stessi o costretti a orari di frequenza della scuola ridotti, e in mancanza di tutele per chi con loro lavora quotidianamente, impossibilitato a svolgere la propria mansione, umiliato sia da un punto di vista professionale che retributivo.
Questa lettera è un grido: Siamo lavoratori, non eterni “ragazze e ragazzi in attesa di un lavoro vero”, vogliamo che sia riconosciuto il nostro lavoro così come vogliamo che siano rispettati i diritti dei minori in situazione di bisogno con cui vorremmo poter lavorare in condizioni degne.